Nel 25 e 26 maggio 2022 un incendio inizialmente partito nei pressi della località detta Timpone, nonostante i tentativi di contenimento svolti con mezzi limitati nella giornata, si è diffuso su tutta la montagna sopra l’abitato di Stromboli, arrivando a lambire le case e provocando gravissimi danni ambientali e patrimoniali.
Indipendentemente dalle responsabilità dirette dell’incendio, che saranno accertate dagli organi competenti, e da quelle derivanti da una gestione non ottimale del contenimento delle sue prime fasi, la dinamica dell’evento ha messo in luce le rilevanti fragilità strutturali dell’intero ecosistema di Stromboli.
L’isola, caratterizzata dalla presenza unica su scala planetaria, di un vulcano in permanente attività è infatti periodicamente esposta ad incendi di grande scala, generati o da materiali piroclastici o da comportamenti non accurati da parte dell’uomo. L’ultimo prima di questo ha interessato la montagna di Ginostra nel luglio del 2019.
Rischi geologici ambientali conseguenti
I rischi conseguenti all’incendio sono principalmente di tre ordini:
Possibilità di frane e violente inondazioni autunnali, determinate dalla confluenza delle acque piovane e dei detriti di cenere e sassi vulcanici su torrenti di dimensioni ridotte e non in perfette condizioni di manutenzione. Questo implica ulteriori danneggiamenti alle strutture di archeologia agraria (muretti a secco e terrazze preesistenti) e possibilità di disastri con conseguenti anche rischi per vite umane.
Ripopolamento della flora della montagna solo con piante invasive come canneti, roveti e ailanti. Con riduzione della biodiversità e successive difficoltà di gestione del territorio.
Riproduzione delle condizioni di fragilità della montagna con la possibilità che eventi disastrosi come questo si possano ripetere con frequenza.
Necessità di un piano complessivo di sistemazione della montagna
In conseguenza di questi rischi è necessario che le autorità nazionali e regionali predispongano un intervento URGENTE di messa in sicurezza dell’abitato che possa dare luogo ad un modello sostenibile di gestione della montagna.
In particolare si identificano i seguenti ambiti di intervento:
Creazione di fasce tagliafuoco, con l’utilizzo di fasce di fichi d’india o altre tecniche, verticali e orizzontali sulla parte della montagna superiore ai 200 metri di altezza.
Creazione di una cerniera di cisterne dotate di pompe automatiche antincendio ad una altezza di 70-100 metri.
Creazione di una fascia di coltivazioni (ulivi / viti) per una fascia di circa 100 metri sopra il paese, con ripristino delle antiche terrazze a secco e pulizia sistematica dei terrenti sottostanti agli ulivi.
L’ intervento deve intendersi esteso dalla zona di scari /forgia vecchia fino al bordo della sciara in modo da proteggere i cammini verso l’osservatorio e il cammino intermedio creato dalla protezione civile nel 2003 ad una altezza oscillante tra i 100 e i 300 metri , che congiunge S.Vincenzo alla Sciara del fuoco.